Cibo Instagrammabile

Con oltre 468 milioni di post etichettati come “#food” su Instagram, 275 milioni come “#foodporn” e quasi 90 milioni con #foodphotography, è indubbio che l’aspetto di un cibo sia il primo elemento che i consumatori, in particolare i Millennial e la Gen-Z, prendono in considerazione al momento del consumo. Secondo la società di intelligence sui consumatori Maru/Matchbox, il 68% dei Millennial scatta una foto o un video del proprio cibo prima di mangiarlo. Il cibo ha da tempo cessato di essere un modo per nutrirci ed è chiaramente diventato uno stile di vita e un indicatore di status sociale.

Il cibo Instagrammabile è una tendenza enorme, esiste da un po’ e ha subito un’accelerazione con la pandemia e il ritorno quasi universale alla cucina casalinga. Cibo (e bevande) sono forti veicoli narrativi, il modo in cui vengono presentati (e fotografati) riflette individualismo, creatività e unicità. Ogni settimana, dal 45 al 50% degli utenti dei social media condivide contenuti alimentari sui social media, con i Millennial in particolare costantemente alla ricerca della fotografia perfetta, della composizione perfetta di cibi dai colori superbi su piatti perfetti, in un ambiente perfetto. E nell’arena dei social media, dove i Mi piace, i salvataggi e le condivisioni di storie sono più importanti dell’esperienza del gusto in sé (che non può essere condivisa sui social!), l’aspetto visivo di cibi e bevande è fondamentale.

Psicologia dei colori

Non sorprende certo leggere che ciò che mangiamo – o beviamo – influenza il nostro stato d’animo: scegliere i cibi giusti può certamente influire sulla nostra salute fisica, ma può anche aiutare a migliorare il nostro umore, aumentare la nostra energia vitale e persino migliorare la nostra funzione cerebrale. Quando parliamo di scelte alimentari, però, c’è qualcosa che va oltre il corretto apporto nutrizionale e l’equilibrio tra amidi, proteine, zuccheri, fibre e vitamine: il primo, e forse più importante, punto di contatto con il cibo è il colore.

Secondo lo psicologo britannico Charles Spence, “il colore è l’elemento sensoriale più importante intrinseco a un prodotto quando si tratta di aspettative sull’esperienza gustativa di un alimento o di una bevanda”. La vista – e in secondo luogo l’olfatto – sono i due sensi più potenti quando si tratta di scegliere cosa mangiare o bere: siamo sicuramente più attratti da una bella confettura rosso vivo (fragole, o ciliegie, o lamponi) che da una grigia amorfa… e ne sentiamo già la dolcezza, la leggera nota acida, la persistenza in bocca. La scelta del colore è quindi della massima importanza quando si sviluppa un nuovo prodotto: è il biglietto da visita che consente a quel prodotto di agire nel subconscio del consumatore finale, che assocerà quel colore a un’aspettativa di gusto e, di conseguenza, di umore. I prodotti vincenti sono sempre quelli che “tentano” le papille gustative catturando il nostro sguardo. E secondo vari studi sul comportamento d’acquisto dei consumatori moderni, ignorare le aspettative dei consumatori scegliendo colori “di rottura” potrebbe non essere la scelta vincente: il colore fa parte delle informazioni sensoriali.

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